31 Dic MA IL MEF È PESSIMISTA? (Gazzetta Tributaria n.179/2024)
179 – Il decreto attuativo sulla riforma della riscossione sembrerebbe prevedere un futuro di difficoltà per le imprese?
E’ evidente che il nostro titolo vuole essere ironico, ma potrebbe risultare difficile comprendere la ratio che sta alla base delle difformità di rateizzazione che sono state approvate dal MEF con il decreto attuativo delle modifiche alla riscossione portate dalla legge di riforma (D.Lgs.110/2024).
Infatti nel decreto del Vice Ministro Maurizio Leo del 29 dicembre 2024 sulle condizioni di temporanea difficoltà delle imprese vi sono prospettive temporali differenziate che non hanno (non avrebbero) una particolare spiegazione logica.
Il decreto sostanzialmente conferma che in presenza di particolari indici ((indice di liquidità, indice Alfa, indice Beta, valore I.S.E.E.) per la riscossione di importi sino a € 120.000,00, su semplice domanda del debitore il carico, per ciascuna domanda, viene ripartito in un massimo di 84 rate mensili per le domande presentate nel 2025 e 2026; 96 rate mensili per le domande 2027 e 2028; 108 rate mensili per le domande successive.
Quindi dal pagare in 7 anni si slitta al pagamento in 9 anni.
Ad una prima lettura il commentatore ironizza sul fatto che evidentemente il Ministero delle Finanze, che dispone di informazioni complete, vede grigio il futuro dell’economia italiana e quindi, prudentemente, già ora prevede che nel futuro le imprese avranno più difficoltà a pagare le imposte, consentendo in automatico un prolungamento della rateizzazione!
Quando il debitore dimostra e documenta lo stato di temporanea difficoltà, a prescindere dalla data di presentazione della domanda viene concessa la rateizzazione del carico in 120 rate mensili!
Come a ribadire che il Ministero delle Finanze non è ottimista sul futuro dell’economia nazionale, e quindi mano a mano che passano gli anni allunga il periodo di ripartizione in rate del debito tributario.
Oppure, e preferiamo di gran lunga questa seconda ipotesi, il perverso sistema della contabilità pubblica che considera solo il sistema di cassa obbliga a privilegiare la riscossione, e quindi a breve il periodo di incasso dei crediti viene ridotto, mentre per il futuro si vedrà!
Nella contabilità pubblica è l’incasso che costituisce “provento”, e non già solo l’accertamento del credito: quindi meglio l’uovo oggi, ( per quanto possibile incassiamo!) e la ipotetica gallina di domani la lasciamo agli anni, ed ai ministri, che verranno!
Ma se questa è l’interpretazione corretta non è vero che il MEF sia pessimista, solo ha la massima attenzione ai conti di cassa che non possono che essere generati da quanto introitato: quindi le più lunghe rateizzazioni le lasciamo al futuro.
Se consideriamo che tra la possibilità di ripartizione in numero di rate del 2025 e quella del 2029, in termini percentuali, vi è una differenza di circa il 30% si comprende come sia uno scarto molto rilevante, e questo probabilmente, anche con una visione ottimistica del futuro, giustifica la differenza.
Almeno così speriamo, perché certamente non vi è bisogno di un Ministero pessimista!
Gazzetta Tributaria 179, 31/12/2024
Sorry, the comment form is closed at this time.