LE REGOLE SULLA DEDUZIONE DEI COSTI SI INTERPRETANO LETTERALMENTE (Gazzetta Tributaria n.110/2024)

LE REGOLE SULLA DEDUZIONE DEI COSTI SI INTERPRETANO LETTERALMENTE (Gazzetta Tributaria n.110/2024)

110 – A volte il desiderio di determinare una maggiore materia imponibile produce valutazioni distorte e interpretazioni fuorvianti.

 

Una norma cardine nell’interpretazione degli accadimenti d’impresa e nella determinazione dell’imponibile dell’esercizio è rappresentata dall’art.109 TUIR, che è tutto incardinato sulla applicazione, e sulla delimitazione del principio di competenza.

E’ evidente che una corretta applicazione di tale principio consente di mettere in relazione costi e ricavi senza distorsioni dovute al diverso peso temporale delle poste.

A volte vi sono “forzature” o difformità di interpretazione delle norme per cui si dibatte sulla corretta applicazione del principio, sino ad arrivare a litigare davanti i giudici tributari, che forse non sono sempre adeguatamente informati.

Questo almeno si desume dalla recentissima sentenza n. 20179 del 25 luglio 2024 che tra l’altro accoglie i reclami del contribuente proprio sul principio di competenza; richiamando all’applicazione della legge certe forzature dell’Agenzia.

La prima riguarda il maxi canone nel contratto di leasing, che dal 1995 è deducibile nell’esercizio di contabilizzazione (pagamento) e non deve essere riscontato – gli Ermellini sottolineano che si tratta di una legge di trent’anni fa! – dall’altro quasi irridono l’interpretazione che una pubblicità, avvenuta con l’inserzione su di una pubblicazione avente durata biennale (si trattava delle PAGINE GIALLE, antenate delle ricerche su Internet) deve essere spesata nell’esercizio in cui termina la pubblicazione.

Le spese per prestazioni di servizi, tutte, devono essere contabilizzate nell’esercizio in cui vengono sostenute, e questo, nel caso specifico, è il periodo di inserimento nella pubblicazione e di pagamento.

I termini letterali delle varie norme citate sono chiarissimi e quell’articolo delle “preleggi” che vincola l’interpretazione al significato proprio delle parole deve essere un riferimento costante.

Nel testo della sentenza della Suprema Corte appare quasi la sorpresa per avere verificato, nella sentenza di secondo grado impugnata, simili strafalcioni sull’applicazione del principio di competenza.

È vero che l’art.109 TUIR è una delle norme più complesse e corpose, ma senza una coerente applicazione di tale norma si rischia di essere in balia delle più stravaganti interpretazioni dell’Agenzia che pur di accrescere la materia imponibile arriva a distorcere norme cristalline.

Tra poco prenderà il via la nuova stagione del Contenzioso Tributario, con giudici assunti per concorso ed a tempo pieno: non possiamo che confidare nel miglioramento della qualità dei giudizi delle Corti di Merito per operare con la necessaria serenità.

 

Gazzetta Tributaria 110, 26/07/2024

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