19 Set DAVIDE E GOLIA – RISCOSSIONE DEI TRIBUTI (Gazzetta Tributaria n.99/2023)
99-Un breve excursus sulle dimensioni del fenomeno dei pagamenti mancati.
A volte sembra di trattare argomenti astratti e lontani dalla realtà, o meglio dal “particulare” quotidiano di cui parlava Guicciardini (storico del medioevo) e quindi un bagno di realismo può essere opportuno, distaccandoci dall’assiduo commento alle pronunce giudiziarie.
Lo spunto è dato dall’analisi sommaria dei dati che ha depositato l’Agenzia delle Entrate avanti la Commissione Finanze del Senato lo scorso luglio, in sede di audizione sulla ipotesi di riforma tributaria.
Forse un attento esame delle cifre che andremo ad esporre può far comprendere come il problema del debito pubblico italiano sia ben lontano dall’essere seriamente affrontato; confermando e ampliando quelle dimensioni già ricordate su queste colonne (Gazzetta Tributaria 99/2022 e 43/2023).
La contabilità pubblica è basata sulle stime di entrata (le imposte) e di spesa (tutti i costi e gli investimenti dello Stato): le spese vengono affrontate sperando di realizzare le entrate, e intanto, per pagare stipendi e investimenti si emettono BOT e si stampa moneta.
La speranza è che incassando le imposte si pareggi il conto.
Così non è stato, e a dicembre 2022 il totale di imposte non riscosse, il “magazzino delle tasse” di cui ogni tanto si parla è arrivato a superare 1,153 miliardi! (per intenderci siamo in presenza di circa 40 leggi finanziarie!).
Ma come riferito anche dal direttore generale dell’Agenzia Ernesto Ruffini tale importo monstre è solo nominale.
Infatti tra il 2000 e il 2022 (in 22 anni), a fronte di ruoli per complessivi 1.676 milioni ne sono stati riscossi solo il 9%; verifiche dell’Agenzia portano a ritenere che la cifra ragionevole riscuotibile sul residuo, al netto di fallimenti, decessi e simili, non arrivi ad un altro 9%; se poi teniamo conto dell’effettivo andamento delle varie rottamazioni (siamo alla “quater” che si avvia alla scadenza ma non si deve escludere anche un nuovo provvedimento, come vedremo) di tale importo effettivamente entreranno nelle casse dell’Erario forse due terzi (ad essere ottimisti).
Se teniamo presente che gli ultimi provvedimenti prevedono la ripartizione dei pagamenti in cinque anni, e certamente, nonostante il prolungamento della aspettativa di vita molti che hanno chiesto la rateazione cesseranno la loro presenza terrena anche i due terzi indicati appaiono forse ottimisti!
Tutto il mondo tributario italiano è proteso alla migliore comprensione della riforma fiscale globale di cui alla legge delega (la legge ”Leo”) approvata da poco, e che certamente muoverà i primi passi operativi intorno al 2026; l’esperienza passata insegna che una riforma sostanziale come quella proposta non può convivere con un eccessivo carico di procedure e formalità passate, e quindi aspettarsi un nuovo condono “tombale” probabilmente non è esagerato.
Il desiderio di ripartire con dimensioni affrontabili è certamente diffuso: teniamo presente che i dati che abbiamo sommariamente riassunto riguardano, al 31/12/2022, 172 milioni di cartelle (la popolazione italiana non arriva a 60 milioni, e quindi per applicare il paradosso di Trilussa ce ne sono tre per cittadino!) e sono intestate a 22 milioni di contribuenti!
Con cifre del genere il divario tra il GOLIA impositore e il DAVIDE contribuente appare incolmabile, e nonostante la memoria biblica e il nostro sforzo di professionisti non è detto che il “piccolino” riesca a vincere!
Gazzetta Tributaria 99, 19/09/2023
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