04 Mag CON IL CONTRIBUENTE NON PARLO! (Gazzetta Tributaria n.50/2023)
50-Nonostante i vari auspici il dialogo tra contribuente e Amministrazione appare sempre difficile e spesso viene respinto.
Certi temi appaiono e scompaiono con una frequenza che potrebbe essere preoccupante se riguardano elementi sostanziali del rapporto tra Amministrazione e Cittadini, ma anche la forma non deve essere trascurata.
Tra di questi vi è certamente la necessità, l’obbligo e l’opportunità del contradditorio prima di procedere alla emanazione di atti (accertamento e/o intimazioni) che possono segnare la capacità di sopravvivenza (economica) del contribuente.
Ricordavamo nella nostra Gazzetta, n.37/2023 che la stessa Corte Costituzionale ha manifestato, pur con la pacatezza della magistratura delle leggi, la necessità di una nuova codifica del diritto al dialogo, per altro già affermato dallo Statuto dei Diritti del Contribuente quasi venticinque anni fa (a volte si dimentica che quella legge che comunque ha rappresentato un momento di svolta nel mondo tributario è del 2000).
La bozza di legge delega che è stata presentata in Parlamento per avviare il procedimento di riforma fiscale del terzo millennio pone le basi per una diversa codifica del dialogo tra le parti, dato che all’art. 15 prevede espressamente il diritto al contradditorio per tutte le fattispecie accertative, e l’obbligo per l’Agenzia a motivare le risposte alle deduzioni del contribuente.
Tutti buoni propositi (trattandosi di bozza di legge delega sarà bene attendere il testo ufficiale dopo l’approvazione per capire la portata della modifica). Ma le speranze vengono subito raggelate esaminando le riviste ufficiali in materia.
Il numero di FISCO OGGI del 3 maggio 2023 (ricordiamo che si tratta della rivista ufficiale dell’Agenzia delle Entrate) proclama trionfante: ”L’accertamento che non lascia dubbi non ha bisogno del contradditorio” lasciando intendere che l’operato dell’Agenzia ha una presunzione di esattezza e che “se il legislatore avesse voluto imporlo per tutte le contestazioni non avrebbe indicato quale presupposto l’incertezza….”
Leggiamo forse tra le righe, ma traspare una sicura insofferenza verso il contribuente che pretende di mettere in discussione (come osa!), magari solo in forma amministrativa con una memoria, l’operato dell’Ufficio; nulla di più errato, perché solo l’obbligo del contradditorio per tutti gli atti di rettifica consentirebbe, se affrontato con spirito costruttivo e senza pregiudizi, di ridurre quella massa di contenzioso che sembra autogenerarsi ogni mese; vedremo al termine della campagna di “pace fiscale” l’effettiva portata dell’abbandono delle liti pendenti ma le dimensioni quantitative non appaiono soddisfacenti.
Forse non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire la richiesta di dialogo, e non rimane altro che sperare nella riforma.
Gazzetta Tributaria 50, 04/05/2023
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