07 Feb CHE VERGOGNA! NON SIAMO PIU’ LA CULLA DELLA CIVILTA’ (Gazzetta Tributaria n.19/2025)
19 – La Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo bacchetta il nostro ordinamento tributario in relazione ad accessi e verifiche.
L’Italia ha una grande tradizione di paese dove è nato il diritto (il diritto romano è ancora base della maggior parte degli ordinamenti giuridici occidentali), dove è nata l’Europa (dopo gli sforzi di Mazzini, de Gasperi e Spinelli la Comunità Europea è nata a ROMA!), eppure veniamo condannati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo perché il nostro ordinamento in materia di ispezioni ed accessi fiscali fa acqua ed è raffazzonato!
Con la sentenza 36617/18 pubblicata il 6 febbraio 2025 (anche la Corte di Strasburgo se la prende comoda, e il primo ricorso è di otto anni fa!) in ben 40 pagine i giudici comunitari hanno esaminato la normativa italiana che regolamenta accessi, ispezioni e verifiche in materia fiscale, andando a rivangare, tra l’altro, la legge n.4 del 1929 (la c.d. legge quadro sulle violazioni fiscali) e compiendo una completa disanima delle norme italiane sull’acquisizione dei dati necessari per le indagini fiscali.
La Corte ha rilevato che nel nostro ordinamento non è prevista la possibilità di reclamare, avanti qualche autorità, in ordine all’ordine di accesso, ma l’eventuale reclamo potrà essere sviluppato solo in sede di ricorso tributario sulla base dei dati acquisiti.
Inoltre la Corte ha stigmatizzato il fatto che secondo la legge n.4 del 1929 e tutte le successive norme l’accesso può essere disposto senza limiti precisi di argomento o di riferimento, ma con l’intento di verificare il rispetto delle norme tributarie in genere ricercando ovunque elementi (anche nella corrispondenza!)
Sono quindi carenti le garanzie necessarie per fare sì che il contribuente non venga inciso oltre il lecito nei suoi diritti fondamentali (abitazione, corrispondenza e così via), e il Governo Italiano viene invitato a provvedere al riguardo; è un atto simbolico, ma il nostro Governo è stato condannato a risarcire ciascun ricorrente – sono 10 reclamanti – con € 3.200 a titolo di danno morale(!).
Altro che culla di civiltà, questo è, a detta della Corte, tra le righe, un comportamento approssimato da asilo!
Solo quale avvertenza da mantenere viva in un angolo della memoria: ricordiamo ai lettori che la legge 212/2000 – Statuto del Contribuente – all’art, 7 quinquies prevede che i dati acquisiti in violazione di legge non siano utilizzabili per accertamenti e rettifiche; la pronuncia della Corte Europea renderà inutilizzabili i dati ricavati da accessi eccessivi?
Per ricordare il mugnaio di Brecht che ci piace richiamare quando lamenta i soprusi del potere vorrà dire che non c‘è bisogno di un giudice a Berlino, ma per avere ragione basta un giudice a Strasburgo (che è più vicina)!
Gazzetta Tributaria 19, 07/02/2025
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