28 Gen MA L’ ESPERIENZA NON INSEGNA NULLA? (Gazzetta Tributaria n.13/2025)
13 – La nuova legge di bilancio ripropone un’ agevolazione fiscale derivante dalla maggiorazione (figurativa) di un costo.
Quasi ogni giorno la stampa, e le aule sia politiche che della giustizia tributaria si devono occupare di quella sciagurata norma voluta dal Movimento 5 Stelle, che genericamente si identifica con il BONUS 110%.
In sostanza a fronte di una spesa per interventi edilizi di mille euro lo Stato consentiva di dedurre dalla dichiarazione dei redditi del proprietario o di chi sosteneva la spesa, sia pure nel tempo e con determinate caratteristiche, millecento euro, creando una “rendita fiscale” che si manifesta nel principio: deduco come oneri quote non sostenute come spese.
Disastri finanziari, una massa di mancati incassi tributari che occuperanno circa un decennio, squali di profittatori che si sono scatenati ingolositi dal “regalo di Stato” della maggiorazione del costo, i soliti malandrini che hanno fatto letteralmente carte false, e un coro generale: “mai regalare provvidenze sulla carta!”
Gli uffici del Ministero si erano impegnati a limitare i danni derivanti da questa incauta uscita dei “Grillini” che avevano inventato il rimborso di oneri solo figurativi.
L’esame della legge di bilancio 2025, invece, sembra dimostrare che l’esperienza del passato e l’affermazione di buono propositi non serve a nulla!
Viene confermata, fino al 2027, l’agevolazione per le imprese ed i lavoratori autonomi che incrementano il numero dei dipendenti assunti a tempo indeterminato e, sorpresa!, l’agevolazione consiste in una maggiorazione figurativa del costo del lavoro che può essere portato in deduzione nella determinazione del reddito.
Siamo di nuovo ad una “invenzione” di una dimensione para-contabile che sembra riecheggiare quel famigerato bonus 110%; in questo caso il costo del lavoro, effettivamente sostenuto, viene considerato al 120% (e in alcuni casi di maggior tutela al 130%); in sostanza si crea una posta fittizia per aumentare in modo surrettizio i costi, e quindi ridurre di altrettanto l’imponibile.
Con alcune considerazioni: questo incremento non può certamente entrare nei bilanci, dato che non è un costo “vero e reale”; è solo una posta fiscale che se l’esercizio non chiude in utile presenta effetti agevolativi molto attenuati, fino a scomparire; invece di ridurre il costo del lavoro con provvedimenti oggettivi si afferma un complicato percorso – inventiamo una posta incrementativa del costo del lavoro in modo da ridurre l’impatto delle imposte dirette sul reddito – con un effetto derivato di minor impatto.
Ma evidentemente la passione per le poste figurative si è consolidata nei piani altri, e dopo il bonus maggiorativo edilizio troviamo quello maggiorativo occupazionale, (già in alcuni casi vi era un bonus maggiorativo investimenti tecnologici!).
I bilanci e le dichiarazioni fiscali sembra si allontanino sempre più dalla realtà, e pensare che il grande Galileo Galilei aveva improntato la sua ricerca su “sensate esperienze e certe dimostrazioni”
Ma Galileo era scienziato del Medioevo, mentre i soloni moderni si basano sull’inventato e sulle “fiabe fiscali”.
Gazzetta Tributaria 13, 28/01/2025
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