13 Dic FISCO COMPLICATO: MA CE NE È DAVVERO BISOGNO? (Gazzetta Tributaria n.169/2024)
169 -Recenti pronunce offrono elementi di meditazione su plusvalenze, tassazione separata e compensazioni.
IL Fisco è complicato!
Prendiamo lo spunto dal titolo di un commento di oggi del giornalista di Milano Daniele Manca – vicedirettore del Corriere della Sera – per segnalare come sembra che l’Agenzia si stia auto-complicando la vita, e la renda oltremodo disagevole ai contribuenti ligi.
Si tratta sempre di formali risposte dell’Agenzia delle Entrate a interpelli, ricavate dall’archivio ufficiale.
La prima, cronologicamente, è la risposta n. 208 del 23 ottobre 2024, che tratta della tassazione della eventuale plusvalenza derivante dalla vendita di un immobile, in parte comperato e in parte acquisito per successione, se tale immobile fa parte di un condominio che ha subito gli interventi di miglioria ex super bonus (non vi sono stati interventi diretti sul bene).
La risposta conferma, in base ad una circolare e non già per espressa previsione di legge, che anche gli interventi di miglioria su parti comuni rendono imponibile la plusvalenza che il singolo andasse a realizzare per la vendita infra-decennale (particolarità ex super bonus) del singolo bene.
Ma nel caso di acquisizione per solo una quota a seguito di successione la plusvalenza deve essere frazionata, essendo imponibile solo la plusvalenza riferita all’immobile acquisito originariamente a titolo oneroso, con tutte le difficoltà di ripartizione di costi e tempi!
E pensare che letteralmente la norma esenta gli immobili pervenuti per successione!
Circa un mese dopo la risposta n.225 del 21 novembre 2024 effettua una separazione netta tra la tassazione “separata” del T.F.R. (mondo privato) e T.F.S. (mondo pubblico, indennità fine servizio) sostenendo che solo per quest’ultimo valeva la riduzione della tassazione sull’indennità di fine servizio comunque denominata, dato che questa viene normalmente pagata in ritardo rispetto alla data di cessazione del rapporto, quasi considerando “normale” che una indennità di fine servizio sia pagata 60 mesi – cinque anni! – dopo la scadenza! (art,24 e) D.L. 4/2019)– e naturalmente conclude che nel campo privato non sono applicabili riduzioni di sorta!
Eppure si tratta di due istituti identici!
Oggi viene pubblicata la risposta n. 255 del 13 dicembre 2024 che sottolinea la passione per le complicazioni del Fisco!
Un professionista dell’Edilizia è in procinto di cessare l’attività e chiudere la partita IVA, ed essendosi fatto pagare in passato con la cessione dei crediti d’imposta da superbonus, le cui quote saranno esigibili anche nei prossimi anni, a studio e partita IVA chiusi, chiede conferma della validità ai fini fiscali di tali crediti da utilizzare in compensazione nella dichiarazione.
Ma il Fisco è complicato, e confermando la validità dei crediti acquisiti viene ribadita la stoccata finale: non sono utilizzabili in compensazione, ma solo con la compilazione di un F24; sembra nulla, ma se posso utilizzarli in dichiarazione posso chiudere questa a zero; se devo utilizzarli solo in F24 la dichiarazione deve chiudere a debito e poi, in sede di pagamento con F24 posso far valere il credito.
Un passaggio in più con tutti i rischi connessi!
E il vostro redattore sente echeggiare lontano il primo comma dell’art.10 dello Statuto del Contribuente: tra Fisco e cittadini i rapporti sono improntati a collaborazione e buona fede e vuol dire che quella riforma che verrà non è ancora arrivata.
Gazzetta Tributaria 169, 13/12/2024
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