LA COSTANZA DELLA LITE! (Gazzetta Tributaria n.136/2024)

LA COSTANZA DELLA LITE! (Gazzetta Tributaria n.136/2024)

136 – Commento ai dati sul contenzioso tributario nel primo semestre del 2024.

 

 Uno dei maggiori sforzi del Ministero delle Finanze, e un impegno espresso dal Vice Ministro Maurizio Leo, è quello di ridurre a dimensioni accettabili il contenzioso tributario, che quale Moloch incombente sovrasta il variegato panorama delle relazioni tra cittadini e Agenzia delle Entrate.

Dobbiamo dire che sino ad ora gli sforzi messi in campo, sia a livello di deterrenza che in termini di fantasia, non hanno dato i risultati sperati.

Nonostante le rottamazioni, le proposte di definizioni delle liti pendenti, l’abolizione della mediazione, l’invito al contradditorio con riduzione delle sanzioni vi è una dimensione che rischia di diventare fisiologica che non consente significativi recuperi.

Nel primo semestre dell’anno, a partire dal 2022, i ricorsi pervenuti sono saliti da circa 68mila a quasi 110mila, con un incremento cumulato superiore al 60% (un incremento monstre, come uno tsunami di ricorsi!); è vero che erano venute meno le sospensioni da COVID, i meccanismi agevolativi, ma una crescita del 60% in tre anni mette a rischio la tenuta del sistema.

Anche le controversie definite sono salite in termini assoluti, ma sono distanziate in termini percentuali: infatti nel 2022 le controversie definite sono state circa 66mila, nel 2024 circa 86mila; in relazione ai nuovi ricorsi pervenuti nel 2022 le definizioni erano il 96%, ma crollano al 78% due anni dopo.

E i segnali sono di una ulteriore crescita delle vertenze.

Il Meridione si conferma una terra di alta litigiosità, se pensiamo che 8 Corti di Giustizia Tributaria di Primo Grado del Sud Italia rappresentano oltre un terzo del totale nazionale dei ricorsi pendenti!

Appare sorprendente constatare che i nuovi ricorsi presentati nel secondo semestre 2024 per oltre un terzo riguardano tributi locali (IMU; TARSU; Bollo Auto), non si sa se per una particolare sensibilità del contribuente o per una minore qualità dell’attività accertativa.

In merito ai risultati delle vertenze vi è un leggero arretramento dei successi dell’Ente impositore, che vede riconosciute le proprie ragioni nel 47% dei casi in primo grado, e nel 46% dei casi in secondo grado: quindi più o meno una volta su due il contribuente ha avuto buone ragioni per far valere la contestazione, e certamente anche questa è una delle ragioni per cui le controversie sono in crescita.

Rimane, in questo panorama quasi di equilibrio delle parti, la difficoltà nel vedere riconosciute le spese di lite: oltre la metà delle liti, infatti, ha visto le spese compensate, dato in contrasto con il fatto che comunque vi è stato un vincitore, ma certamente vi è ancora una strada da percorrere.

Dobbiamo ritenere che solo una effettiva applicazione del contradditorio e della conciliazione con spirito negoziale può ridurre questa massa impressionante di controversie, che rischia di affossare le migliori intenzioni di snellimento della Giustizia Tributaria.

Altrimenti, parafrasando il titolo di Vasco Pratolini, la “Costanza “ sarà non della ragione ma delle liti.

 

Gazzetta Tributaria 136, 27/09/2024

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