CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE: QUANTA CONFUSIONE ! (Gazzetta Tributaria n.112/2024)

CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE: QUANTA CONFUSIONE ! (Gazzetta Tributaria n.112/2024)

112 – Un commento di costume alla sarabanda di notizie di questi giorni.

  

Uno spettro si aggira nel già turbolento mondo della riforma tributaria: il concordato preventivo biennale, un tentativo di ridurre la conflittualità tra Agenzia e contribuenti legandoli ad un patto di definizione aprioristica dell’imponibile e esclusione da verifiche e controlli.

Sino ad ora ci siamo astenuti dal commentare le varie versioni che vengono proposte di questo istituto che, probabilmente, è stato concepito come principio ma di cui non si erano valutate le modalità applicative quotidiane, che stanno ritardando l’accettazione della proposta dell’Agenzia anche perché i termini e le dimensioni variano quasi di giorno in giorno, ammettendo lo sconcerto degli operatori.

Anche ora non vale la pena di entrare nel particolare tecnico dell’applicazione, destinata a cambiare certamente a breve, ma semplicemente svolgiamo qualche considerazione di massima (anche la Gazzetta Tributaria vuole far sentire la sua voce).

L’ottimismo, e il sospetto di avere scovato i birichini, sono alla base della costruzione del modello di concordato preventivo.

L’ottimismo, perché comunque, con parametri differenti a seconda delle circostanze, la definizione avverrà sulla base di un incremento dell’imponibile degli anni precedenti, anche perché la macchina statale ha bisogno di sempre maggiori entrate.

Incremento determinato a priori, in alcuni casi in misura rilevante, come se l’economia fosse solo rose e fiori, e invece sono frequenti i casi di periodi regressivi sia di fatturato che di utili, per cui l’imprenditore accorto è titubante di fronte al vincolo di una crescita obbligatoria prefissata.

Sfruttamento della sindrome della coda di paglia (tutti i contribuenti sono potenziali evasori), per cui nella presunzione dell’Agenzia per tutti i cittadini la promessa di esclusione da controlli vale la maggior spesa di tassazione su utili magari solo sperati.

Sotto traccia questo vuol dire che tutti hanno carenze e lati opachi nella contabilità e la promessa di “non sollevare il tappeto” vale un maggior onere d’imposta.

Così non è, e tutti gli studi professionali sanno la puntigliosità con cui la maggior parte dei contribuenti cerca di adempiere alle prescrizioni di legge, e quindi anche questa attrattiva perde di interesse.

Ecco allora che il Concordato Preventivo Biennale incontra grande fatica a farsi capire, e ancora di più a farsi accettare, almeno sulla base dei dati ad oggi disponibili (avrebbe un consensus del 2-4%!).

Non è certamente nostro compito suggerire all’Agenzia le modifiche e le variazioni da apportare all’impalcatura del concordato, ma almeno non annoiamo il lettori con commenti ed approfondimenti dedicati ad una materia in grande evoluzione.

La richiesta di tregua nelle emanazioni di norme e consolidamento dell’esistente è certamente pari alla voce che grida nel deserto di biblica memoria, ma continueremo a chiederlo!

 

Gazzetta Tributaria 112, 30/07/2024

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