IL RUOLO DEL COMMERCIALISTA E LE DICHIARAZIONI FISCALI. (Gazzetta Tributaria n.47/2023)

IL RUOLO DEL COMMERCIALISTA E LE DICHIARAZIONI FISCALI. (Gazzetta Tributaria n.47/2023)

47 – La confusione delle norme penalizza tutte le categorie e non avvantaggia nessuno (salvo forse i produttori di carta)

 Come è noto la primavera è la stagione delle dichiarazioni dei redditi, e anche la stampa nazionale, in particolare il CORRIERE DELLA SERA del 26 aprile 2023 ha ricordato tale aspetto, dedicando un articolo/inchiesta di Milena Gabbanelli alla “follia” italiana delle dimensioni, anche fisiche, delle dichiarazioni fiscali.

Concetti sacrosanti, ma la collega Gabbanelli sbaglia quando afferma, nell’incipit del suo pezzo, che si lamentano anche “I commercialisti, proprio loro che hanno tutto da guadagnare: più è complessa la dichiarazione dei redditi e più i cittadini sono costretti a transitare dai loro uffici e pagare parcelle!”

Il sistema dichiarativo italiano ha forse perso la lucidità complessiva, ed effettivamente l’insieme delle pagine dei modelli, delle istruzioni ufficiali e delle circolari esplicative ha dimensioni tanto spropositate da far inorridire i benpensanti (se lo sapesse Greta Thunberg altro che sit-in per salvare gli alberi, l’attacco viene da uno Stato sovrano!), ma ventilare un beneficio per i commercialisti dalla complessità del sistema è un falso clamoroso con effetto boomerang.

Da sempre il Consiglio Nazionale chiede la semplificazione degli adempimenti; ha istituito appositi tavoli congiunti operativi, formula i più alti auspici di successo alla promessa riforma fiscale dell’on. Leo che dovrebbe disboscare tante norme inutili, e tutto questo non solo per spirito di servizio ma anche nell’interesse precipuo dei colleghi.

Le dimensioni monstre delle dichiarazioni gravano gli studi di utilizzo del tempo per funzioni marginali, di costi spropositati, di rischi di errori e conseguenti sanzioni che sono a carico del professionista, di oneri per la polizza professionale sempre crescente e tutto questo a fronte di un provento generalmente bagatellare.

Forse, invece, è il sistema pubblico che ha generato un rapporto preferenziale con le promesse clientelari di “deducibilità fiscale” che viene spesso erogata dal Ministero delle Finanze ed a cui deve adeguarsi l’Agenzia delle Entrate.

Il tanto citato Statuto del Contribuente all’art.10 ipotizza il principio di collaborazione e buona fede nei rapporti tra Contribuente (e suo professionista) e l’Agenzia, e la collaborazione si realizza proprio nell’agevolare le dichiarazioni e renderle accettabili e non nell’esasperazione della complicazione.

Il ruolo del professionista, quindi, è il contrario di quanto ipotizza Milena Gabbianelli, perché un Fisco snello ed efficiente consentirebbe di dedicare risorse e mezzi alla crescita e non già solamente all’esecuzione di adempimenti spesso sprecati: non per nulla viene citato nello stesso articolo che neppure l’Agenzia riesce a districarsi nelle norme da lei stessa volute, se solo il 4% delle dichiarazioni mod.730 precompilate , predisposte quindi dalla stessa Agenzia, viene restituito; quindi il 96% delle precompilate devono essere riviste dal professionista perché sono errate o carenti; e sì che l’Agenzia, con le sue banche dati, dispone di tutte le informazioni possibili!

Ma allora se neppure la fonte delle norme (l’Agenzia) riesce ad applicarle serenamente vi è una stortura globale del sistema, e ben venga la professionalità del Commercialista che limita i danni di questa crescita patologica di formalità e adempimenti.

Quando Lucio Dalla celebrava l’anno che verrà come il migliore possibile forse pensava, invece alla riforma che verrà, per la speranza di un sistema efficiente! (Scusa Dalla)

Gazzetta Tributaria 47, 26/04/2023

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