04 Mar BOLLI, GABELLE, CANONI: IL MEDIOEVO FISCALE! (Gazzetta Tributaria 19/2022)
19 – Nel panorama fiscale del terzo millennio si presentano in questi giorni due richiami al passato: la “tassa libri sociali” e la riforma del Catasto.
Il mondo dei contribuenti professionali è costellato di scadenze e termini che si inseguono tumultuosamente nel corso dell’anno, con il rischio che quelle di minor impatto possono essere trascurate.
Le società vivono (vivevano) di carta e sulla carta ed ecco che il legislatore fiscale ha inventato circa cinquanta anni fa la tassa di concessione governativa per validare i libri sociali dove appunto vive la società.
Tassa con bollettini di versamento, bolli e simili da appiccicare sulle pagine con l’intento di dare data certa alle scritture.
Poi è intervenuta l’elettronica, la conservazione dei dati e verbali on cloud, la smaterializzazione dei testi e dei supporti ma la tassa vidimazione libri resiste imperterrita, anch’essa lontana dall’originario presupposto (i libri) tanto che si è ridotta ad un importo (qualche centinaio di euro) da versare entro il 16 marzo a prescindere dall’esistenza, della consistenza e dal numero dei libri sociali, un semplice atto di riscossione.
La platea è ristretta alle società di capitali, ma non ci sarebbe da stupirsi se data la passione per le formalità venisse estesa anche agli enti del Terzo Settore.
Un altro retaggio del medioevo fiscale.
Intanto le forze politiche affilano le armi per l’assalto ad un altro baluardo di storia antica: il Catasto.
Attraverso calcoli assurdi e spesso astrusi tutti gli immobili si vedono attribuita una rendita, tanto avulsa della realtà, che vengono approvati coefficienti moltiplicatori di tale rendita per offrire una parvenza di sostenibilità, ma con risultati imbarazzanti.
La rendita catastale, spesso incomprensibile (basta por attenzione alle costruzioni in montagna) è la base per agevolazioni fiscali, la quantificazione del famigerato ISEE, l’imposizione in materia di tassa di trasferimento, e da tutte le parti si sente la necessità di una riforma totale, con l’abolizione dell’automatismo (un appartamento di 80mq in zona semicentro di Milano ha la stessa rendita di uno similare a Reggio Emilia o Pescara, ma vale 10 volte tanto!).
Eppure questa esigenza di cambiamento, a parole condivisa, non trova unanimità di intenti perché il vecchio Catasto ha sempre i suoi sostenitori!
In alcuni punti d’Italia non vi sono neppure i registri immobiliari ma si lavoro con il regime tavolare del 1700 e vogliono smantellare il catasto che di anni ne ha poco più di 100!
Nascerà una nuova disciplina, la Paleontofiscalogia.
Ci vorrà ancora tempo per uscire dal buio Medio Evo.
Gazzetta 19, 04/03/2022
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